Il design a metà tra Ragione e Follia

a cura di Ernesto Cesario

Tempo di lettura 4,10′

Nella tragedia delle Baccanti, Euripide ci racconta che il dio Dioniso interviene nella comunità umana di Tebe e, appena entrato nella città il re perde la sua regalità, cade il palazzo della città, i vecchi si comportano come bambini: l’ordine è sconvolto. A un certo punto, il coro chiede “ma non si può allontanare il dio?” ma la risposta è “no, nessun uomo può allontanare il dio, bisogna aspettare che il dio se ne vada da solo”. E infatti, quando Dioniso si congeda dalla città, nella città ritorna l’ordine.

Gioconda modella invereconda di Lorenzo Alessandri – Museo della Follia

L’amore è quella cosa a metà tra Ragione e Follia: questo è quello che Platone ci dice nei sui dialoghi del Simposio. Se ci piace e siamo d’accordo con questa definizione, allora questo metaxù dell’Amore – cioè trovarsi in mezzo tra le cose mortali della ragione e divine della follia – , può valere anche per il Design: il Design quindi potrebbe essere quella COSA che si trova a metà tra Ragione e Follia.

Quello che abbiamo appena detto potrà far saltare dalla sedia inorriditi gli esperti dei vari settori (studiosi – accademici e non – del design, dell’arte, dell’architettura, della filosofia e psicologia anche), eppure potrebbe proprio essere così. Proviamo insieme a rifletterci un attimo.

Per Galimberti (e non solo) la Ragione è tutto ciò che sottende al principio di non contraddizione per cui potrebbe essere utile ma non vero (in altre parole se io vi chiedo di prendermi una sedia, voi non mi porterete una mela – a meno che non vogliate fare uno scherzo, siate sovrappensiero, o stiate girando una scena di Aldo, Giovanni e Giacomo); mentre la Follia è tutto ciò che entra nella sfera dell’imprevedibilità, Follia che ci ABITA – come nei sogni – e che è molto più forte dell’aspetto razionale. Alla follia appartengono, i bambini, i pazzi e i poeti.

“Che fai tu, luna, in ciel? dimmi, che fai, Silenziosa luna?” – XXIII – CANTO NOTTURNO Dl UN PASTORE ERRANTE DELL’ ASIA – G. Leopardi: c’è un’oscillazione della RAGIONE nella poesia, quindi si entra nella sfera della follia.

Se prendiamo un qualsiasi oggetto di Design, non è forse l’imperfetto equilibrio tra questi due aspetti? Senza scomodare come sempre il povero Castiglioni (quello della famosissima lampada ad arco) o Mies Van Der Rohe (quello della sedia Barcellona), pensiamo alla Nemo Chair di Fabio Novembre per Driade.

L’aspetto razionale è quello che ha portato il progettista a disegnare un oggetto utile (una sedia) seguendo una serie di regole ergonomiche (è una sedia comoda). Eppure il segno che contraddistingue la Nemo Chair all’interno del catalogo infinito di sedie nel mondo, è potentissimo: quello del volto (o della maschera) che avvolge, proteggendo e celando dietro di sé, chi è seduto. Questo aspetto appartiene sicuramente al mondo della poesia più che a quello della ragione. Certo sulla Nemo chair ci sarebbe da fare tutto un discorso sul materiale utilizzato, sugli stampi creati dall’azienda produttrice e sul concetto di design sostenibile che piacerebbe molto agli accademici delle scuole di Design per demonizzare Novembre. Allo stesso modo si potrebbe riflettere su come lo studio Novembre sia stato bravissimo nel razionalizzare la complessità della curvatura dello schienale (lo si vede dall’interno della seduta) che piacerebbe invece molto ai tecnici del disegno industriale.

Per noi è, e resterà un capolavoro del Design.

Il design però non riguarda solo la progettazione di sedute, ma può interessare anche un’illustrazione: se prendiamo ad esempio i cuori disegnati da Mojmir Ježek per la rubrica “Questioni di cuore” di Natalia Aspesi su Il Venerdì di Repubblica, gli oggetti proposti sono dettati da ispirazione poetica; ogni immaginazione proposta dei cuori infatti stupirà, emozionerà o, addirittura, commuoverà senza mai scadere nella retorica o nel sentimentalismo.

Si vedono cuori trafitti da lance, spade, frecce, finanche forbici; cuori feriti, bendati, che piangono; ma anche cuori allegri e sfacciati che alludono, ammiccano, seducono; e ancora cuori in serie, sovrapposti, affastellati oppure “luoghi del cuore” come il magnifico Colosseo o il discreto e affascinante ponte del cuore. In questo caso quindi le illustrazioni non sono solo mero esercizio di tecnica o di creazione di mondi surreali, ma vera e propria progettazione della follia.

“Osservate con quanta previdenza la natura, madre del genere umano, ebbe cura di spargere ovunque un pizzico di follia.
Infuse nell’uomo più passione che ragione perché fosse tutto meno triste, difficile, brutto, insipido, fastidioso.
Se i mortali si guardassero da qualsiasi rapporto con la saggezza, la vecchiaia neppure ci sarebbe.
Se solo fossero più fatui, allegri e dissennati godrebbero felici di un’eterna giovinezza.
La vita umana non è altro che un gioco della Follia.
Il cuore ha sempre ragione.”
Erasmo da Rotterdam

Nell’antica Grecia quando due amici o due famiglie si separavano, si usava spaccare a metà un piatto e ognuno portava con sé la propria metà, al di là del ricordo, perché quel piatto diventava IL SIMBOLO del piatto stesso che era stato (in greco simbolo vuol dire letteralmente mettere insieme); l’IDENTITÀ di un qualcosa, quindi, nasce solo grazie solo al fatto che si sia un qualcos’altro con cui riconoscersi. L’identità non è qualcosa di individuale ma sempre SOCIALE; allo stesso modo il Design, per essere tale, ha bisogno di farsi riconoscere e di trovarsi a metà tra i due mondi che lo compongono, quello della razionalità, quindi delle regole, degli aspetti tecnici, tecnologici – della téchne che piace tanto agli architetti e che devono ai greci – e quello della follia, dei poeti, delle divinità.

Il Design, quindi, per noi, è Amore.